In Italia la previdenza
complementare è ancora oggetto di scetticismo. Forse non c’è stata ancora
una giusta sensibilizzazione sull’argomento. Forse, abituati al benessere
garantito degli istituti pubblici, sono pochi i lavoratori giovani che si informano
sul proprio futuro previdenziale. In realtà la spesa pubblica per le pensioni
di ogni tipo non è più sostenibile, in una situazione in cui l’economia è ferma
e ci sono vincoli internazionali da rispettare. Inoltre c’è un fattore
generazionale e demografico. L’aspettativa di vita per chi esce dal mondo del
lavoro, fortunatamente, è sempre più alta, ma, dall’altro lato, i pochi che
entrano nel mercato del lavoro, e che in
pratica pagano le pensioni di chi è già uscito, si devono accontentare di
contratti atipici, precari, temporanei, e di conseguenza i
contributi che vengono versati nelle casse degli istituti previdenziali,
pubblici e privati, sono inferiori rispetto alle uscite.
complementare è ancora oggetto di scetticismo. Forse non c’è stata ancora
una giusta sensibilizzazione sull’argomento. Forse, abituati al benessere
garantito degli istituti pubblici, sono pochi i lavoratori giovani che si informano
sul proprio futuro previdenziale. In realtà la spesa pubblica per le pensioni
di ogni tipo non è più sostenibile, in una situazione in cui l’economia è ferma
e ci sono vincoli internazionali da rispettare. Inoltre c’è un fattore
generazionale e demografico. L’aspettativa di vita per chi esce dal mondo del
lavoro, fortunatamente, è sempre più alta, ma, dall’altro lato, i pochi che
entrano nel mercato del lavoro, e che in
pratica pagano le pensioni di chi è già uscito, si devono accontentare di
contratti atipici, precari, temporanei, e di conseguenza i
contributi che vengono versati nelle casse degli istituti previdenziali,
pubblici e privati, sono inferiori rispetto alle uscite.
La riforma Fornero delle pensioni ha concluso un
percorso iniziato già negli anni ’90, sancendo il passaggio
definitivo dal metodo di calcolo retributivo (più vantaggioso per il lavoratore
ma più oneroso) a quello contributivo (si percepisce tanto
quanto si ha versato). Un passaggio che non ha interessato solo l’Inps, ma
anche le casse private dei professionisti a cui lo Stato ha chiesto di rendersi
sostenibili. Ciò ha comportato che, anche per tutte le categorie di lavoratori
le aspettative sugli importi sono da rivedere al ribasso rispetto a quanto
percepito nella vita lavorativa: si parla di una media del 55% dello stipendio,
contro l’80% di chi andava in pensione col metodo retributivo.
percorso iniziato già negli anni ’90, sancendo il passaggio
definitivo dal metodo di calcolo retributivo (più vantaggioso per il lavoratore
ma più oneroso) a quello contributivo (si percepisce tanto
quanto si ha versato). Un passaggio che non ha interessato solo l’Inps, ma
anche le casse private dei professionisti a cui lo Stato ha chiesto di rendersi
sostenibili. Ciò ha comportato che, anche per tutte le categorie di lavoratori
le aspettative sugli importi sono da rivedere al ribasso rispetto a quanto
percepito nella vita lavorativa: si parla di una media del 55% dello stipendio,
contro l’80% di chi andava in pensione col metodo retributivo.
C’è da considerare, poi, un’altra variabile, ovvero
la non-crescita
del Pil. Nel calcolo della pensione con metodo contributivo, il
montante è rivalutato sul tasso di crescita del Prodotto interno lordo, ma se
questo è pari a zero o, peggio, è negativo, ne vanno di mezzo anche gli importi
delle pensioni.
la non-crescita
del Pil. Nel calcolo della pensione con metodo contributivo, il
montante è rivalutato sul tasso di crescita del Prodotto interno lordo, ma se
questo è pari a zero o, peggio, è negativo, ne vanno di mezzo anche gli importi
delle pensioni.
Insomma, date queste premesse, le conclusioni sono
facili da trarre: i futuri pensionati avranno assegni ben più bassi rispetto
allo stipendio e ai loro predecessori.
facili da trarre: i futuri pensionati avranno assegni ben più bassi rispetto
allo stipendio e ai loro predecessori.
Ma quando conviene cominciare a pensare alla
propria pensione integrativa? Non è possibile indicare un’età precisa, ma
sicuramente più si è giovani e meglio è. Chi adesso inizia a lavorare, infatti,
sarà quasi sicuramente un anziano di domani con più difficoltà economiche di
quelli di oggi.
Ecco perchè, secondo quanto affermano molti esperti della materia
pensionistica, migliorerà la propria situazione futura se ora ha la
lungimiranza di cominciare a programmare il proprio futuro pensionistico.
I motivi che dovrebbero spingere un giovane verso la previdenza complementare
sono più di uno.
Aderire presto a questo sistema pensionistico permetterà, in caso di necessità,
di avere diritto prima alle anticipazioni
previste ad esempio per l’acquisto o ristrutturazione della prima casa, per
disoccupazione o per malattia. La scelta può essere fatta, versando le quote
necessarie, perfino dal genitore per il figlio adolescente, non ancora entrato
nel mondo del lavoro. Inoltre l’adesione alla pensione integrativa non ha solo
i vantaggi legati alla possibilità di garantirsi un assegno previdenziale più
sostanzioso. Sono previste, infatti, specifiche agevolazioni.
propria pensione integrativa? Non è possibile indicare un’età precisa, ma
sicuramente più si è giovani e meglio è. Chi adesso inizia a lavorare, infatti,
sarà quasi sicuramente un anziano di domani con più difficoltà economiche di
quelli di oggi.
Ecco perchè, secondo quanto affermano molti esperti della materia
pensionistica, migliorerà la propria situazione futura se ora ha la
lungimiranza di cominciare a programmare il proprio futuro pensionistico.
I motivi che dovrebbero spingere un giovane verso la previdenza complementare
sono più di uno.
Aderire presto a questo sistema pensionistico permetterà, in caso di necessità,
di avere diritto prima alle anticipazioni
previste ad esempio per l’acquisto o ristrutturazione della prima casa, per
disoccupazione o per malattia. La scelta può essere fatta, versando le quote
necessarie, perfino dal genitore per il figlio adolescente, non ancora entrato
nel mondo del lavoro. Inoltre l’adesione alla pensione integrativa non ha solo
i vantaggi legati alla possibilità di garantirsi un assegno previdenziale più
sostanzioso. Sono previste, infatti, specifiche agevolazioni.
Durante la vita lavorativa i versamenti a carico
del lavoratore e del datore di lavoro sono dedotti
dal reddito imponibile, entro il limite di 5.164,57 euro. Il risparmio
fiscale generato sarà minimo del 23 per cento (aliquota Irpef minima
applicabile).
del lavoratore e del datore di lavoro sono dedotti
dal reddito imponibile, entro il limite di 5.164,57 euro. Il risparmio
fiscale generato sarà minimo del 23 per cento (aliquota Irpef minima
applicabile).
C’è poi il concetto di reversibilità, cioè la
possibilità, pagando una quota addizionale, di “spostare” la rendita della
pensione a favore del coniuge o di un parente stretto in caso di decesso del
titolare.
possibilità, pagando una quota addizionale, di “spostare” la rendita della
pensione a favore del coniuge o di un parente stretto in caso di decesso del
titolare.
Ma come si fa a sapere quale soluzione scegliere? Partiamo
dall’assunto che non ci sono soluzioni preconfezionate. E’ necessario prima
fare una stima del gap e poi, sulla base delle proprie esigenze, individuare la
formula più appropriata, chiedendo un supporto a un consulente preparato.
dall’assunto che non ci sono soluzioni preconfezionate. E’ necessario prima
fare una stima del gap e poi, sulla base delle proprie esigenze, individuare la
formula più appropriata, chiedendo un supporto a un consulente preparato.
GiottoStudio
vuole sensibilizzare sull’argomento e Ti invita all’incontro gratuito che si
terrà giovedi 13 novembre presso l’Hotel
Contà a Pieve di Soligo.
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terrà giovedi 13 novembre presso l’Hotel
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